L’ ANDROGINO, LA DUALITÀ DEL BAPHOMET

a cura di Nilufar Mali

In tutta la storia dell’occultismo occidentale, il nome del misterioso Baphomet viene spesso invocato e raffigurato.
Nonostante divenne un nome conosciuto comunemente solo nel ventesimo secolo, testimonianze del Baphomet si trovano in documenti risalenti all’11 ° secolo.
Oggi, il simbolo è associato a qualcosa di relativo all’occultismo, alla magia rituale, alla stregoneria, e all’esoterismo.
Il nome di Baphomet, come raffigura la celebre illustrazione di Eliphas Levi, è stato inoltre associato col tempo, da alcuni, alla figura di un essere malvagio, da altri, a quella del Dio buono sumero-babilonese Enki, protettore dell'umanità e il cui simbolo era una capra, rivale del Dio ebraico Yahweh considerato il crudele demiurgo gnostico.
Le corna infatti sarebbero mascheramenti dei raggi del volto di Enki, disegnati per celarlo alla chiesa cattolica.
ORIGINI DEL NOME
Ci sono diverse teorie circa le origini del nome di Baphomet. La spiegazione più comune sostiene che si tratti di una storpiatura dal francese antico del nome di Maometto (che venne latinizzato in “Mahomet”) – il Profeta dell’Islam.
Durante le Crociate, i Templari rimasero per periodi di tempo prolungati, nei paesi del Medio Oriente, dove entrarono in contatto con gli insegnamenti del misticismo arabo.
Il contatto con civiltà orientali permise loro di riportare in Europa i principi fondamentali di quello che sarebbe diventato l’occultismo occidentale, tra cui lo gnosticismo, l’alchimia, la Kabbalah e l’ermetismo.
L’amicizia dei Templari con i mussulmani ‘portò la Chiesa ad accusarli di culto di un idolo chiamato Baphomet, vi sono quindi alcuni collegamenti plausibili tra Baphomet e Maometto.
Tuttavia, ci sono altre teorie circa le origini del nome.
Eliphas Levi, occultista francese che ha disegnato il celebre dipinto del Baphomet, sostenne che il
nome derivava da una codifica cabalistica: “Il nome del Baphomet dei Templari, che dovrebbe essere pronunciato cabalisticamente al contrario, è composto di tre abbreviazioni: Tem.; OHP.; AB.; Templi omnium hominum patti, Abbas, “il padre del tempio della pace di tutti gli uomini”.
Arkon Daraul, un autore e docente di tradizione e magia sufi sostenne che Baphomet derivi dalla parola araba Abu fihama, che significa “Il Padre della Comprensione”.
Il Dr. Hugh Schonfield, il cui lavoro sui Rotoli del Mar Morto è ben noto, ha sviluppato una delle teorie più interessanti.
Schonfield, che studiò un codice ebraico chiamato la cifra Atbash, che veniva utilizzata nella traduzione di alcuni dei Rotoli del Mar Morto, affermò che quando si applica il cifrario alla parola Baphomet, viene tradotta nella parola greca “Sophia”, che significa: “conoscenza” ed è anche sinonimo di “dea”.
ORIGINI DELLA FIGURA
La rappresentazione moderna del Baphomet sembra trarre spunto da diverse fonti antiche, ma soprattutto dalle divinità pagane.
Baphomet ha dei tratti in comuni con tutti gli altri dei, tra cui quelli egiziani, del Nord Europa e dell’India.
Infatti, le mitologie di un gran numero di antiche civiltà parlano di una sorta di divinità cornuta.
Nella teoria Jungiana, Baphomet è una continuazione dell’archetipo del dio cornuto, un concetto di divinità che è universalmente presente nella psiche individuale.
Sorge il dubbio allora se: Cernunnos, Pan, Hathor, il Diavolo (come illustrato dal cristianesimo) e Baphomet possano avere una comune origine.
Alcuni dei loro attributi sono sorprendentemente simili.
L’antico dio celtico Cernunnos viene tradizionalmente raffigurato con delle corna spinate in testa, seduto nella “posizione del loto”, simile al ritratto di Levi del Baphomet.
Anche se la storia di Cernunnos è avvolta nel mistero, lo si identifica come dio della fertilità e della natura.
In Gran Bretagna, un dio dall’aspetto di Cerennunos venne nominato Herne.
Il dio cornuto possiede alcune delle caratteristiche del satiro come Baphomet, insieme all’enfasi sul fallo.
Pan fù una divinità di primo piano in Grecia.
Il dio della natura era spesso raffigurato con le corna in testa e la parte inferiore del corpo di una capra.
Non diversamente da Cerenunnos, Pan è una divinità fallica. Le sue caratteristiche animalesche sono una concretizzazione degli impulsi carnali e procreativi degli uomini.
Papa Silvestro II e il diavolo (1460).
Nel cristianesimo, il diavolo ha caratteristiche simili agli dei pagani sopra descritti in quanto sono
l’ispirazione principale per queste rappresentazioni. Gli attributi incarnati da questi dei divennero la rappresentazione di quello che è considerato il male dalla Chiesa.
La Carta del Diavolo dei Tarocchi di Marsiglia (15 ° secolo).
Questa carta raffigura il diavolo, con le sue ali, le corna, i seni e la postura delle mani. Fù senza dubbio una grande fonte di ispirazione nella rappresentazione di Levi del Baphomet.
Robin Good-Fellow (o Puck) è una favola mitologica in cui vi è una personificazione degli spiriti terra. Goya 1821 pittura “Il Grande Caprone” o “Il Sabbath delle streghe”. Il dipinto raffigura una congrega di streghe riunite intorno Satana, quest’ultimo viene raffigurato come un mezzo uomo e mezza capra nella figura.
Una figura simile al Baphomet nella cattedrale di Notre-Dame-de-Paris, originariamente costruita dai Cavalieri Templari.
IL BAPHOMET DI ELIPHAS LEVI
Questa raffigurazione del Baphomet di Eliphas Levi dal suo libro Dogmes Rituels et de la Haute Magie (dogmi e rituali di Magia) è diventata la rappresentazione “ufficiale” visiva del Baphomet.
Nel 1861, l’occultista francese Eliphas Levi incluse nel suo libro Dogmes Rituels et de la Haute Magie (dogmi e rituali di Magia), un disegno che sarebbe diventato la più famosa rappresentazione del Baphomet: un capro umanoide alato con un paio di seni e una torcia sulla testa tra le corna.
La figura reca numerose somiglianze alle divinità citate sopra. Esso comprende anche diversi altri simboli esoterici relativi ai concetti esoterici incarnati dallo stesso Baphomet.
Nella prefazione del suo libro, Levi dichiarò: ”La capra sul frontespizio porta il segno del pentagramma sulla fronte, con un punta in alto, simbolo di luce, le sue due mani che formano il segno dell’ermetismo, quella rivolta verso l’alto verso la luna bianca di
Chesed, l’altra verso il basso in direzione di quella nera di Geburah.
Questo segno esprime la perfetta armonia della misericordia con la giustizia.
Un suo braccio è femminile, l’altro è maschile come quelli dell’androgino di Khunrath, attributi che abbiamo dovuto unire con quelli del nostro caprone perché è uno e lo stesso simbolo.
La fiamma di intelligenza brillante tra le corna è la luce magica dell’equilibrio universale, l’immagine dell’anima elevata sopra la materia, come la fiamma, pur essendo legato alla materia, brilla sopra di essa.
L’orrenda testa della bestia esprime l’orrore del peccatore, che agendo materialmente, è l’unico
responsabile che dovrà sopportare la punizione, perché l’anima è insensibile secondo la sua natura e può solo soffrire nel momento in cui si materializza.
L’asta eretta in piedi al posto dei genitali simboleggia la vita eterna, il corpo ricoperto di squame l’acqua, il semicerchio sopra l’atmosfera.
L’umanità è rappresentata dai due seni e dalle braccia androgine di questa sfinge delle scienze occulte. Nella rappresentazione di Levi, Baphomet incarna il culmine del processo alchemico – l’unione di forze opposte per creare luce astrale – la base della magia e, infine, l’illuminazione.
Uno sguardo da vicino ai dettagli dell’immagine rivela che ogni simbolo è inevitabilmente equilibrato con il suo opposto.
Baphomet si è un personaggio androgino in quanto è in possesso delle caratteristiche di entrambi i sessi: seni femminili e un’asta che rappresenta il fallo eretto.
Il concetto di androginia è di grande importanza nella filosofia occulta in quanto rappresenta il più alto livello di iniziazione alla ricerca dell’unione con dio.
Il fallo di Baphomet è in realtà il Caduceo di Hermes – un’asta intrecciata da due serpenti. Questo antico simbolo ha rappresentato per secoli l’Ermetismo.
Il Caduceo rappresenta esotericamente l’attivazione dei chakra, dalla base della spina dorsale fino alla ghiandola pineale, usando il potere serpentino (da qui, i serpenti) o Luce Astrale. Il caduceo come simbolo dell’attivazione dei chakra.
La scienza è reale solo per coloro che ammettono e capiscono la filosofia e la religione, il suo processo avrà successo solo per l’Adepto che avrà raggiunto il pieno controllo della volontà, diventando così re del mondo elementare: è questa la forza descritta nel Simbolo di Hermes, sulla tavola di smeraldo, è il potere magico universale, spirituale, il fuoco, la forza motrice, è la Od, secondo gli Ebrei, e la luce astrale, secondo gli altri.
In esso si trova il fuoco segreto, vitale e filosofico, di cui tutti i filosofi ermetici ne parlano riferendosi a lui come il segreto più importante: il Seme Universale, il segreto che hanno mantenuto, e che rappresentavano solo sotto la figura del Caduceo di Hermes.
Baphomet è quindi simbolo della Grande Opera alchemica in cui si uniscono le forze separate e
contrapposte in perfetto equilibrio per generare la luce astrale. Questo processo alchemico è
rappresentato nell’immagine di Levi dai termini “Solve e Coagula” sulle braccia del Baphomet.
Mentre concorrono ad ottenere risultati opposti, Sciogliere (trasformare cioè il solido in liquido) e
Coagulare (trasformare il liquido in solido) sono due passaggi necessari del processo alchemico –che mira a trasformare la pietra in oro o, in termini esoterici, un uomo profano in un uomo illuminato.
Le due scritte sono sulle braccia che puntano in direzioni opposte, a sottolineare ancora una volta la loro natura opposta.
Le mani del Baphomet formano il “segno dell’ermetismo” – che è una rappresentazione visiva dell’assioma ermetico “come sopra, così sotto”. Questa massima riassume l’insieme degli insegnamenti e gli obiettivi dell’ermetismo, dove il microcosmo (uomo) è come il macrocosmo (l’universo).
Pertanto, la comprensione dell’uno fa capire l’altro.
Questa Legge di Corrispondenza nasce dalla Tavolette di Smeraldo di Ermete Trismegisto, dove stava scritto: “Tutto ciò che sta in basso corrisponde a ciò che si trova in alto, e tutto ciò che si trova in alto, ha una corrispondenza a ciò che è in basso, per compiere i miracoli dell’Uno.”
La padronanza di questa forza vitale, la Vita Astrale, è quello che viene chiamato dai moderni occultisti
“Magia”.
La carta del mago nei tarocchi, mentre mostra l’assiome ermetico “come in basso, così in alto”
“La pratica della magia – bianca o nera – dipende dalla capacità dell’adepto di controllare la forza
universale della vita – quella che Eliphas Levi chiama il grande agente magico o la luce astrale.
Dalla manipolazione di questa essenza fluida si producono fenomeni trascendentali.
La famosa Capra ermafrodita di Mendes è una creatura composita formulata per simboleggiare questa luce astrale. Esso è identico al Baphomet, il Pantheos mistico di quei discepoli di magia cerimoniale, i Templari, che probabilmente la ottennero a loro volta dagli Arabi.
Le mani del Baphomet puntano verso lune opposte, che Levi chiama il Chesed e il Geburah – due concetti opposti ripresi dalla Kabbalah ebraica.
Nel cabalistico albero della vita, Chesed è associato alla “gentilezza verso gli altri”, mentre Geburah si riferisce alla “moderazione del proprio desiderio di donare la bontà agli altri, quando il destinatario di quel bene è giudicato indegno e sospetto di farne cattivo uso “.
Questi due concetti sono opposti e, come ogni altra cosa nella vita, deve essere trovato un equilibrio tra i due.
La caratteristica più riconoscibile del Baphomet è, naturalmente, la testa di capra. Questa testa mostruosa rappresenta l’animale che c’è nell’uomo e la sua natura peccaminosa, le sue tendenze egoistiche e i suoi bassi istinti. In contrasto alla natura spirituale dell’uomo (simboleggiata dalla “luce divina” sulla sua testa), questo lato animale è visto a prescindere come una parte necessaria alla natura dualistica dell’uomo, dove l’animale e lo spirituale devono unirsi in armonia.
E’ possibile inoltre sostenere che l’aspetto grottesco complessivo del Baphomet possa servire ad
allontanare e respingere i profani che non sono iniziati al significato esoterico del simbolo.
Baphomet è una creazione composita simbolica della realizzazione alchemica attraverso l’unione di forze opposte.
Gli occultisti credono che, attraverso la padronanza della forza vitale, uno è in grado di produrre
l’illuminazione Magica e spirituale.
La rappresentazione di Eliphas Levi del Baphomet include diversi simboli che alludono all’innalzamento della kundalini – la potenza serpentina – che conduce verso l’attivazione della ghiandola pineale, conosciuta anche come il “terzo occhio”.
Così, da un punto di vista esoterico, Baphomet rappresenta questo processo occulto.
Tuttavia, nel corso del tempo il simbolo è venuto a significare molto di più del suo significato esoterico.
Attraverso polemiche, Baphomet è diventato, a seconda del punto di vista, una rappresentazione di tutto ciò che è buono in occultismo o tutto ciò che è male nello stesso.
E ‘,infatti, l’ultimo “capro espiatorio”, il volto della stregoneria, della magia nera e del satanismo. Il fatto che il simbolo è piuttosto mostruoso e grottesco ha probabilmente contribuito a innalzare ulteriormente il simbolo al suo attuale livello di infamia, nessun simbolo ha mai urtato le religioni così tanto, e attirato attorno a se coloro che si ribellavano ad esse.
L’immagine del Baphomet viene ora utilizzata come simbolo per qualunque qualcosa riguardi l’occultismo e il ritualismo. Nei mass media comprati dalle multinazionali, che hanno legami con le società segrete, la figura del Baphomet appare nei posti più strani, davanti ad un pubblico troppo giovane per capire il riferimento occulto.
Nella mitologia egiziana, Toth Hermes era una potenza mediatrice tra il bene e il male, assicurandosi che nessuno dei due avesse una vittoria decisiva contro l’altro. Baphomet rappresenta il compimento di questo compito cosmico su una scala molto piccola, all’interno di se stessi. Una volta che l’equilibrio perfetto viene raggiunto a livello personale, l’iniziato all’occultismo può puntare una mano verso il cielo e una mano verso la terra e pronunciare questo assioma ermetico che si riverbera attraverso millenni: “Come sopra, così sotto”.
Il BAPHOMET COME SIMBOLO DI DUALISMO E ANDROGINITÀ.
L’androginia è quel processo di reintegrazione rappresentato dal raggiungimento dello stato iniziale della persona che, essendo stato emanata ad immagine e somiglianza dell’essere emanante, necessariamente possiede tutti i requisiti dell’essere emanante e quindi anche l’androginia, la congiunzione, cioè, fra la energia maschile e quella femminile.
Dato che la società è stata costituita nei tempi primordiali si è data importanza, e non poteva essere diversamente, alla legge della forza, seppure ammantata da spirito di protezione da parte dell’uomo nei confronti della donna.
L’uomo, per nascita, più forte fisicamente della donna, ha coniato le regole, almeno in un primo tempo, per favorire se stesso. Alcune conseguenze di quelle scelte rimangono ancora oggi.
La natura invece, nel momento in cui è stata creata la molecola che ha dato la forma all’uomo, ha creato quella molecola con entrambi i sessi.
Prima però che l’uomo venisse in essere tale molecola si è divisa. L’incontro delle due parti della molecola, la parte maschile e la parte femminile, ha dato vita all’uomo, alla persona.
Anche la natura, la natura materiale, ci indica, attraverso la mitosi e la meiosi, che la strada che l’uomo oggi percorre, la strada cioè della riproduzione sessuata (meiosi), forse, non è l’unica strada che, nel corso degli anni, e quando mi riferisco al corso degli anni passati intendo riferirmi anche al periodo in cui forse la terra neanche esisteva, non è l’unica strada percorsa. In natura esiste anche una riproduzione asessuata (mitosi).
L’Androgino, dal greco ἀνδρόγυνος, composto da ἀνήρ - ἀνδρός (anèr -andròs: uomo) e γυνή– γυναικός (gyné - gynaikòs: donna), nella maggior parte dei sistemi, è simbolo dell’identità suprema, del livello dell’essere non manifesto, la sorgente di ogni manifestazione, rappresentato dal più misterioso e dinamico dei numeri, origine della numerazione, della divisibilità e della moltiplicabilità: lo zero (somma dei due
aspetti dell’Unità: +1-1)2.
Il grecismo etimologico richiama alla mente il Simposio, forse il più celebre dei Dialoghi di Platone, tra i cui partecipanti, il fiore degli intellettuali ateniesi che, banchettando, discettano sull’Amore nella più elegante arte oratoria, Aristofane propone il Mito dell’Androgino, ossia di un individuo dotato dei tratti di entrambi i sessi, alla ricerca della propria metà.
Aristofane così racconta: “Allora c’erano tra gli uomini tre generi e non due come adesso, il maschio e la femmina. Ne esisteva un terzo, che aveva entrambi i caratteri degli altri.[...] La ragione per cui c’erano tre generi è questa, che il maschio aveva la sua origine dal Sole, la femmina dalla Terra e il genere che aveva i caratteri di entrambi dalla Luna, visto che la Luna ha i caratteri sia del Sole sia della Terra”.
E ancora: “Zeus ebbe un’idea. ‘lo credo - disse - che abbiamo un mezzo per far sì che la specie umana sopravviva e allo stesso tempo che rinunci alla propria arroganza: dobbiamo renderli più deboli. Adesso io taglierò ciascuno di essi in due, così ciascuna delle due parti sarà più debole. Ne avremo anche un altro vantaggio, che il loro numero sarà più grande [...]’”.
Sull’esistenza di tre generi è possibile far riferimento al fondamento delle Trinità Logoiche, in triplice manifestazione, appartenenti alla tradizione esoterica di ogni tempo: Suprema Volontà che sospinge il maschile (spirito; generatore) e il femminile (materia alimentatrice) verso la Creazione, intelligentemente organizzata (il frutto, l’unione).
Nell’Induismo, l’androgino viene concepito come Shiva e la sua consorte Parvati, fusi in un unico essere.
Nello Shivaismo, durante la guerra tra dei e demoni per la bevanda dell’immortalità, Shiva si innamorò di Mohini, l’arci seduttrice androgina, che altri non era che Vishnu-Hari travestito.
Tuttavia Shiva, per nulla scoraggiato, lo abbracciò con tanta violenza che i due divennero un solo essere.
Nella tradizione sapienziale ermetica il Rebis (da res bina, la cosa doppia) è una famosa figura riportata, fra i tanti, dall’alchimista tedesco Basilio Valentino, nel suo trattato sull’Azoto, che rappresenta un androgino con testa maschile e testa femminile, recante squadra, compasso e attorniato da Sole, Luna e stella fiammeggiante a cinque punte, simbolo alchemico del mercurio.
Nel pantheon greco, a Dioniso, raffigurato sovente nel duplice genere di uomo e donna, furono assegnati epiteti come l’Eretto, l’Ibrido, l’Uomo-Donna.
L’opera pittorica di Leonardo da Vinci, con il suo San Giovanni Battista dalle forme morbide e gentili, indicante il percorso verticale e soprattutto la sua Gioconda, femmina senza forme dalle grandi mani, recante due sentieri differenti alle sue spalle, ritenuta donna androgina dal Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali, cela significati occulti.
Il padre della psicanalisi Sigmund Freud, in un suo saggio dal titolo Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, evidenziò come “nelle opere della maturità dell’artista (Leonardo da Vinci, N.d.R.) le figure androgine sono per la maggior parte giovani di bell’aspetto, di una delicatezza femminea, dalle forme effeminate, non abbassano gli occhi ma guardano in modo misteriosamente trionfante, quasi sapessero di una grande felicità vittoriosa della quale è obbligo tacere. Il familiare sorriso ammaliatore fa sospettare un segreto d’amore”. Al lettore intuire se trattasi d’amore immanente o trascendente.
In tema di psicologia e di psicanalisi, l’analisi del fenomeno simbolico, figurativo ed archetipico
dell’androgino non è sfuggita al vaglio del celebre psichiatra svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961) il quale, attraverso l’elaborazione della sua metodologia definita “psicologia analitica”, introdusse il concetto di inconscio preesistente alla coscienza, gli archetipi (immagini primordiali collettivi ed immutabili) e i tipi psicologici, ossia tipologie psicologiche che caratterizzano gli individui secondo il carattere e la capacità di adattamento, non scevri da influenze prodotte dai suoi studi pluriennali sul paranormale, sulle simbologie buddhiste e induiste legate alla conoscenza dei Mandala, sull’alchimia ermetica, fino alle arti mantiche (Libro dei Mutamenti).
Un’altra psicologa e accademica statunitense contemporanea, Sandra Bem (1944-2014), ha fornito un apporto ad uno studio moderno del fenomeno dell’androginia, rilevando, attraverso le sue ricerche, la presenza di individui androgini che rivendicano la propria identità di genere, vivendo esperienze al maschile e al femminile, ponendosi a metà tra le due dimensioni sessuali.
L’aspetto alquanto rivoluzionario dei suoi studi risiede nell’aver inventato un test, il Bem Sex Role
Inventory, con cui pare sia possibile misurare il grado di androginia presente in ognuno, attraverso l’analisi di ben 20 tratti maschili (come l’aggressività e la virilità) e altri 20 femminili (come l’amore per i figli e la capacità di esprimere più facilmente emozioni), oltre a 20 neutri (come la felicità), presenti cioè, di solito, in entrambi i generi e la cui prevalenza connoterebbe l’androginia del soggetto testato.
Sul versante della narrativa moderna, alcune opere del ’900 propongono vicende di personaggi letterari androgini che suscitano forti passioni, come nella novella Sarrasine (1830) dello scrittore, drammaturgo e saggista francese Honoré de Balzac (1799-1850), in cui il giovane artista protagonista si innamora di una cantante d’opera, in realtà uomo castrato dalle fattezze femminili, che si fa gioco dei suoi sentimenti.
Nell’immaginaria biografia di Orlando, romanzo omonimo del 1928 della celebre scrittrice ed attivista britannica Virginia Woolf (1882-1941), il protagonista, giovane nobile inglese, androgino e refrattario alla società patriarcale, dopo vicissitudini durate quattro secoli, si risveglia donna, trovando infine la pace, l’amore e la realizzazione come scrittrice.
Nel celebre romanzo Il ritratto di Dorian Gray (1890) del versatile e controverso scrittore irlandese Oscar Wilde (1854-1900), la giovinezza e bellezza del protagonista, resa inquietante dal suo perdurare nel tempo grazie ad un patto demoniaco, abbaglia uomini e donne.
Presso gli indiani d’America del passato, i matrimoni maschili avevano origine da una vocazione sciamanica, le cui potenti energie quasi trasformavano fisicamente uno dei due compagni in una donna.
Secondo l’attuale accezione comune e figurata, non strettamente appartenente agli ambiti biologico e di orientamento sessuale, è androgino chi ha aspetto fisico e comportamento con caratteristiche proprie di
entrambi i sessi, chi ha un aspetto incerto tra maschile e femminile, chi presenta insieme caratteristiche del sesso maschile e di quello femminile o ancora la coesistenza, in una persona o in un’opera d’arte, di aspetti psicologici ed esteriori tipici di entrambi i sessi.
L’androgino interiore ed esperienziale del mondo delle forme, nella sua funzione nobile ed elevata, non è che il prodromo, il riflesso dell’aspirazione alla realizzazione dell’androgino primordiale, originario, il Cerchio Pitagorico, la rappresentazione antropomorfica dell’Uovo Cosmico presente in ogni cosmogonia, la virtù dell’età dell’oro da riconquistare, l’Adamo Divino, Shiva abbracciato all’Eterno Femminino Shakti, stato iniziale divino che deve essere nuovamente conquistato.
In attesa dell’avvento dell’Androgino Divino in un futuro incommensurabilmente lontano, che l’androginia della vita esteriore ed interiore possa recare saggezza, comprensione, tolleranza, pace, armonia, profondo spirito di cooperazione e di solidarietà, affinché uomini e donne si tendano la mano, con amore, per superare, insieme, il lungo periodo di transizione verso tempi di celebrazione dell’Unità della Vita!
LA DUALITÀ LUCIFERIANA DEL BAPHOMET.
Il saggio studioso Hamar'at ci offre una teoria alquanto perspicace: "ciò che è in alto deve essere uguale a ciò che è in basso".
I due fatti scientifici riferiscono che la materia non può essere completamente distrutta ma solo cambiata. Qui comprendiamo che la dualità non esiste, ma solo spostarsi e opporsi per rimanere costantemente in equilibrio.
Gli adepti neri devono prima cercare questo equilibrio interiore e, a loro volta, controllare anche la nostra focalizzazione di energia in un obiettivo diretto.
Il secondo punto per comprendere l'equilibrio tra mito, spiritualità e mente è che, indipendentemente dall'azione, c'è una reazione opposta.
Questo presenta ancora una volta un focus sulla comprensione che la dualità non esiste; c'è equilibrio di forza che esiste nell'universo.
L’unione è quella tra gli istinti e le nostre pulsioni profonde che sono sempre infallibili,
Il mondo è stato reso grande da passioni sfrenate.
Quando si usa la ragione e la logica di base per dirigere gli istinti profondi; questo è ciò che chiamiamo "DAEMON" o "TRUE WILL";
La magia nasce da questa unione e dovrebbe essere coltivata.
Il contenimento degli istinti e delle pulsioni profonde dovrebbe essere applicato quando si considera che i risultati potrebbero essere una distruzione inutile all'interno del processo legale.
Incendiare le passioni e rallegrarsi di quell'istinto è il più intelligente di tutti i nostri aspetti di coscienza.
(Cit. Necrominon: Egyptian Sethanic Magick_Dragon of the Two Flames: Demonic Magick and the Gods of
Canaan_MICHAEL W. FORD.)