Antonio Vivaldi, il cantore del Bello veneziano.
Antonio Vivaldi, nacque in Venezia, il 4 di marzo del 1678. Studiò musica e
violino con il padre, Giovanni
Battista(1655-1736) e per breve tempo con il grande Giovanni
Legrenzi(1626-1690). Fu ordinato sacerdote nel
1703, ma a causa delle
sue precarie condizioni di salute, fu
dispensato dal celebrare la
messa, fu quindi assunto come Maestro di violino
in uno dei 4 Ospedali,
quello della Pietà, ove rimase ad insegnare sino
alla morte, avvenuta
il 28 di luglio del 1741, a 63 anni, esattamente
280 anni fa. Va detto
che, a Venezia, tra 600 e 700, sorsero, analogamente
ai 4 Istituti
caritatevoli per l’infanzia abbandonata a
Napoli, i cosiddetti
“Ospedali”, il già citato della Pietà, dei
Mendicanti, degli Incurabili
e di San Giovanni e Paolo, sorta di orfanotrofi,
destinati ad accogliere
i reietti e i trovatelli, ai quali si cercò di
dare dapprima un’
istruzione generale ed in seguito un’educazione
improntata prettamente
al canto, agli strumenti musicali e alla
composizione. Soltanto nel 700
inoltrato, cominciò ad essere utilizzata la
parola “conservatorio” ossia
atto a conservare e a preservare, una
determinata linea di istruzione e
di condotta. Il conservatorio di Venezia diverrà
tale, soltanto però nel
XX secolo in quanto precedentemente, subì varie
trasformazioni, fu ad
esempio, liceo musicale e dal 01/01/2000, divenne
Istituto Superiore di
Studi Musicali, quindi istituzione di fascia
universitaria. Va aggiunto
che il Conservatorio di Venezia, non venne
intitolato a Vivaldi bensì a
Benedetto Marcello(1686-1739), altro importante
compositore di scuola
veneziana. Ma torniamo a Vivaldi. Nell’ ospedale
in cui insegnò, era
all’epoca famosa l’attività musicale delle
“fanciulle”, musiciste che si
esibivano nascoste alla vista del pubblico, da
una fitta grata di
metallo, e per le quali, il “Prete rosso”, così
fu soprannominato
Vivaldi per via del colore della sua
capigliatura, scrisse gran parte
dei suoi concerti. Ogni domenica o giorno
festivo che fosse, le
“fanciulle” facevano sfoggio in pubblico di
tutte le loro qualità
artistico-musicali. La produzione musicale di
Vivaldi fu enorme, in
quasi ogni genere, a cominciare dall’ opera
lirica, verso la fine della
sua vita, infatti l’autore affermò di
averne composte almeno 90, tra
queste: Ottone in villa(1713), Tito
Manlio(1720), Il Giustino(1724),
Dorilla in Tempe(1726), Orlando(1727), La fida
Ninfa(1732), L’
Olimpiade(1732) e Griselda(1735). Quanto ai
concerti per strumento e
orchestra d’archi con basso continuo, se ne
contano più di 400, tutti in
forma tripartita secondo lo schema:
allegro-adagio-allegro. Molti di
essi recano dei titoli descrittivi e
programmatici, tipo: Il riposo, Il
fardelliamo, La notte, La tempesta,
Madrigalesco, Il sospetto, Il
piacere, La caccia e L’ amoroso. Importantissime
furono le cosiddette
“raccolte a stampa” ossia cicli di concerti
pubblicati insieme, tra
questi ricordiamo: L’ estro armonico,
Op.3(1713), La stravaganza
Op.4(1713), Il cimento dell’ armonia e dell’
invenzione, Op.8(1725) e La
cetra, Op.9(1728). Vivaldi fu inoltre uno dei
primi compositori, ad
utilizzare in orchestra lo chalumeau,
italianizzato in salmoe’,
strumento musicale aerofono antenato del
clarinetto.
Quando si parla di Vivaldi e di Musica a programma,
non si può non
parlare de Le 4 stagioni, una raccolta di
musiche descrittive per
antonomasia. Questi 4 concerti, composti per
violino solista, archi e
basso continuo, appartengono alla raccolta “Il
cimento dell’armonia e
dell’invenzione” Op.8, e vennero tutti composti
con ogni probabilità
intorno al 1725, anno aureo per il
compositore veneziano, soprattutto
dal punto di vista ispirativo-espressivo. La
maestria con cui in essi
vengono trattati, il violino solista e gli
archi, è davvero di alto
livello e si può certamente affermare che questo
ciclo, rappresenta un’
opera di elevata caratura musicale che ben si
interseca con il nobile
afflato del compositore veneziano. Ognuno dei 4
concerti, è preceduto da
un Sonetto, che ne rappresenta il carattere
stagionale attraverso le
parole. Non si sa chi sia di preciso, l’autore
dei Sonetti, qualcuno ha
azzardato l’ipotesi, che siano frutto della
fantasia poetica di Vivaldi,
ma la certezza assoluta, purtroppo non si
ha. Concerto in mi magg.,
per violino, archi e basso continuo, “La
primavera”.
Allegro-Largo-Allegro. In esso, la Musica segue
di pari passo la Poesia,
imitando e descrivendo il canto degli uccelli,
il temporale e la danza
finale. L’ intenzione descrittiva dell’autore,
arriva sino ai dettagli
più particolari, ad esempio, nel “Largo”
centrale, sulla linea musicale
del violino, Vivaldi scrive “Il capraro che
dorme”, mentre sulla linea
degli archi “Il mormorio di fronde e piante” e
sulla linea delle viole
“Il cane che grida”.
Concerto in sol min., per violino, archi e basso
continuo, “L’ estate”.
Allegro non molto-Adagio-Presto. Sicuramente, il
concerto di maggior e
efficacia espressiva tra tutti i 4 e quello più
eseguito in pubblico,
soprattutto il terzo movimento, nel quale viene
rappresentato
perfettamente, un temporale estivo, già magistralmente
preannunciato
nell’allegro iniziale.
Concerto in fa magg., per violino, archi e basso
continuo, “L’ autunno”. Allegro-Adagio molto-Allegro.
Protagonista assoluto dei primi due movimenti, è
Bacco, il compositore
infatti, riesce a riprodurre con gli archi e il
basso continuo,
l’ebbrezza data dal vino agli ubriachi
dormienti, mentre nel terzo, si
possono ascoltare, piacevoli e frementi segnali
di caccia.
Concerto in fa min., per violino, archi e basso continuo, “L’ inverno”. Allegro non
molto-Largo-Allegro. Secondo molti
critici musicali, è il miglior concerto tra tutti e 4, sia per
architettura ed equilibrio costruttivi, sia per l’intensità
e la
nobiltà di espressione. Al di là di ogni
pretesto descrittivo, rimane
un grande esempio di Musica pura e assoluta, in
particolare nel primo
movimento, ove la melodia del solista è
sapientemente sostenuta dal
“pizzicato” dei violini che rappresenta la
caduta della pioggia. Questa
raccolta, rappresenta quindi una delle prove più
valide ed ispirate nel
vasto campo della Musica a programma, un esempio
che servirà non poco a
tutti quei compositori che vissero dopo
l’immenso Antonio Vivaldi.